Da Omero ai giorni nostri tra storia, miti e leggende
Nata sul mare da eruzioni vulcaniche, Ponza è una vera e propria perla del Mediterraneo con le sue spiagge incantevoli, le pareti rocciose a picco sul mare, le misteriose grotte, i faraglioni, i paesaggi mozzafiato. E non solo. L’isola è ricca di leggende e di storia. Fu da Omero definita “Eea”, secondo alcuni dalla voce fenicia “eeus” che significava “triste” (forse facendo riferimento al fatto che Ponza nei periodi invernali assume un aspetto tempestoso e suggestivo), secondo altri, dal termine greco “Eos” che significa “aurora”. Secondo la leggenda Ponza è stata dimora della maga Circe.
Scomparsa la magia dell’isola, i primi a popolarla furono i Greci e i Fenici. Ma i primissimi abitatori dell’isola furono gli Aurunci che vi approdarono intorno al 1500 A.C. e ai quali si deve la presenza di numerose grotte che fungevano da serbatoi per le abitazioni. In quell’epoca l’isola dai Greci venne chiamata Pontia, da Pontos che vuol dire terra in mare. Inoltre furono proprio i Greci a dare inizio alla costruzione dei primi acquedotti, completati successivamente dai Romani.
Nel 312 AC. Ponza diviene colonia romana. Durante l’Impero Romano, l’isola fu una fiorente cittadina ed anche luogo di esilio di augusti personaggi e di cristiani. Si sviluppò molto il traffico marittimo in quegli anni e l’isola godette di una grande prosperità. In quell’epoca, la flotta romana veniva a Ponza per rifornirsi d’acqua, perché era provvista di capaci serbatoi e di due meravigliose condutture. L’isola di Ponza, per la sua posizione geografica, era così una tappa fondamentale per gli approvvigionamenti idrici. Furono costruite ingegnose opere idrauliche dai romani e un imponente acquedotto che convogliava l’acqua da Le forna fino a Cala Inferno e che oggi è parzialmente rovinato dallo sfruttamento della cava di bentonite.
Oltre agli acquedotti si sono conservate, però, anche molte cisterne che appartenevano alle ville. La costruzione romana più caratteristica a Ponza è conosciuta con il nome di “Grotte di Pilato”, visibili dal Faro. Esse sono costituite da numerose piscine collegate tramite canali per il ricambio delle acque, in cui venivano allevate murene. Probabilmente il Murenario apparteneva alla soprastante villa di epoca Augustea di Punta della Madonna.
L’inizio dello sfruttamento edilizio delle isole di Ponza e Ventotene si fa risalire ai primi anni del regno di Augusto; quest’ultimo col la Lex Julia del 18 A.C. le trasformò in luogo di esilio per le famiglie imperiali. In quegli anni Ponza e Ventotene erano definite isole prigione dove venivano relegati molti cristiani e molte donne e uomini condannati e puniti con l’esilio. La stessa figlia di Augusto vi fu relegata dal padre per aver condotto una vita lussuosa e aver complottato contro l’imperatore.
Nell’età medievale muore a Ponza Papa Silverio, patrono dell’isola, il cui pontificato ebbe una breve durata perché ostacolato dalle lotte politiche (tra Bizantini e Ostrogoti) e da quelle religiose. Accusato falsamente dall’imperatore Teodora di tradimento e spogliato dalle vesti papali, fu esiliato a Ponza dove visse in preghiera e morì.
Si diffondono sull’isola in questo periodo molti monasteri e vengono costruite molte chiese. Ponza vista come meta di rifugio e di preghiera per i cristiani e per gli eremiti, un luogo dove poter trovare la pace dell’anima e la tranquillità dello spirito.
Alto Medioevo e Rinascimento: il XIII secolo rappresentò, dunque, l’apice di un periodo di rinascita. Dal XIV secolo in poi il destino delle isole fu fortemente condizionato dalla presenza incontrastata dei pirati, che prevalsero su quella dei monaci, che cominciarono ad abbandonare le isole. Inizia la colonizzazione borbonica.
Dalla Colonizzazione borbonica alla Restaurazione. 1734: Elisabetta Farnese cede al primogenito Carlo III i Borbone, già re di Napoli, le isole Pontine. Giuridicamente, queste ultime passavano dall’infeudalesimo del primo Farnese alla definizione di un patrimonio privato dei Borboni. Le isole diventano beni privati della Corona. Il 30 ottobre Carlo III accorda ai coloni ischitani vantaggi perché risiedano sull’isola di Ponza. Nell’attesa di assegnazioni in enfiteusi perpetua, i coloni incominciarono a ripopolare le isole, occupando i principio grotte. Iniziano così le migrazioni.
1759: il 6 ottobre Carlo III diventa re di Spagna, lasciando il trono di Napoli al figlio Ferdinando IV, che decise di trasformare le Isole Pontine in floride colonie, portando avanti un progetto difensivo ed urbanistico di notevole carattere socio-economico. Ciò fu fatto non soltanto allo scopo di un ripopolamento e di uno sviluppo economico, ma anche al fine di un’affermazione della sovranità del re di Napoli contro le pretese dello Stato Pontificio sul territorio pontino.
1768-1770: Ferdinando avvia la colonizzazione delle isole e il programma di costruzione a Ponza. Si eseguirono rilevamenti e si elaborarono progetti per il porto di Ponza e di Ventotene, la cui realizzazione fu affidata a Antonio Winspeare, assistito dall’ing. Francesco Carpi.
Nel 1820 Ponza e Ventotene si consolidano come luoghi di relegazione. I 1857 è ricordato per la spedizione di Carlo Pisacane sull’isola. Il 1861 è un anno significativo per l’annessione delle isole all’Italia.
Scomparsa la magia dell’isola, i primi a popolarla furono i Greci e i Fenici. Ma i primissimi abitatori dell’isola furono gli Aurunci che vi approdarono intorno al 1500 A.C. e ai quali si deve la presenza di numerose grotte che fungevano da serbatoi per le abitazioni. In quell’epoca l’isola dai Greci venne chiamata Pontia, da Pontos che vuol dire terra in mare. Inoltre furono proprio i Greci a dare inizio alla costruzione dei primi acquedotti, completati successivamente dai Romani.
Nell’età Giolittiana, Ponza continua a progredire economicamente: sorgono nuovi cantieri ed il continuo aumento di popolazione incrementa la crescita dell’edilizia pubblica. Questo sviluppo nel campo delle costruzioni di nuovi edifici è testimoniato dalla frequente presenza di palazzi liberty, caratteristici degli anni ’20, nei centri storici dell’isola. Dopo essere stata investita dalla povertà da un calo economico a causa delle guerre mondiali, Ponza riprende la sua fiorente attività turistica grazie al ripristino nel 1950 del collegamento con Anzio.
Nel 1975 viene chiusa la miniera per l’estrazione di bentonite della cava in località Le Forna. In quest’anno si è dato inizio alla pianificazione urbanistica, avvalorata dalla formulazione del secondo Piano Regolatore di Ponza, adottato nel 1983.